Isolamento in Lockdown
Isolamento non se lo immaginava. La pugnalata l’ha colpito alla schiena sferrata da vigliacchi senza anima né cultura. Abituato com’era ad essere preso in considerazione nelle situazioni meno simpatiche e talvolta angoscianti, contribuiva comunque, con la sua semplicità, a tessere le fila del ragionamento. Riusciva a sintetizzare complessità variegate, ma riponeva costantemente, in cuor suo, la certezza infantile di essere utile. Nonostante venisse utilizzato quasi sempre per giustificare comportamenti o avvenimenti poco felici, se non addirittura tragici, di tanto in tanto si sentiva importante perché la sua stessa essenza, figlia della storia e della genealogia, si rivelava utile per la quotidianità degli italiani.
Mica roba da poco.
Isolamento era anche molto umile. Mai si sarebbe immaginato di aver lo stesso spessore e valore di Stima o Riguardo. No. Non si sarebbe mai sognato di paragonarsi a loro. Era consapevole del valore di tutti nel proprio mondo di appartenenza. Dote rara, questa. E Isolamento l’aveva intrinseca nel suo essere. Consapevole della sua posizione nel Libro dei Libri e di ciò che significava, sapeva restare al suo posto capace di sbucare solamente quando era necessario, mai in momenti superflui, con quella bellezza timida di chi sa di non essere benvenuto, ma è comunque obbligato a esserci.
Mica roba da poco. Provate voi a non essere graditi a una festa, ma avete l’obbligo di presenziarvi.
Da molto tempo Isolamento sapeva che era in atto un vero e proprio omicidio di amici e amiche. Lo sapeva. Ma non era preoccupato. Si dispiaceva moltissimo per la perdita di molti conoscenti che, nel corso del tempo, l’avevano salutato senza nemmeno dirsi ciao. Anche Ciao l’aveva salutato senza dirsi ciao. Ma non era preoccupato. Viveva nella convinzione di non essere buono per tutte le stagioni: serviva quando serviva, mai in circostanze differenti. Senza equivoci. Se lui appariva era perché doveva apparire. Nessun fraintendimento, nessun malinteso. Ma soprattutto, nessuna retorica. Isolamento non era adatto alla retorica. Non c’azzeccava. Lui c’era se ce n’era bisogno. Altrimenti, amici come prima.
Mica roba da poco.
Nel mese di febbraio del 2020, per la precisione il 21 di quel mese, Isolamento è stato allertato senza preavviso. È un turnista, Isolamento. E se c’è da lavorare, non si tira indietro. Quando serve, serve. Non è nemmeno schizzinoso, lui. L’Italia, il suo Paese, il Paese che gli ha dato i natali, ha bisogno di lui. Ritto sull’attenti, Isolamento fa il suo, si mette al servizio, alla bisogna della situazione. C’è una crisi, una terribile crisi: un’epidemia che si abbatte sul paese che ama. Lui non ci pensa due volte e si mette a disposizione. E, come sempre, la sua è una partecipazione importante. Scomoda, certo, ma importante. Aiuta a condensare, a sintetizzare, a far presente, a dialogare. A rendere semplice la complessità. Certo, ogni tanto si stanca. E allora arriva in soccorso un caro amico: Confino; che mai l’ha lasciato solo, nemmeno nei momenti più bui. Figurarsi adesso. E Isolamento, che sa il perché della chiamata alle armi, nonostante tutto è felice. Felice perché è la sua natura, perché è lui, nudo nella sua fragilità, ma potente nella sua concretezza.
Mica roba da poco. Provateci voi a essere disprezzati da tutti, ma obbligati a servirli.
Un mese di lavoro. Isolamento sta lavorando ininterrottamente da ormai un mese. L’Italia fatica a uscire da un incubo che pare insormontabile. Lui resiste. Fa il suo, nulla di più e nulla di meno. Serve quando serve. Ogni tanto è scoraggiato. Stanco. Illustra chiaramente lo stato del Paese che ama: è frastornato. Ma Confino è sempre lì, con lui, ad aiutarlo. A sostenerlo. A dar conforto e manforte. Come i veri amici. Fino al 23 marzo quando il Male, dopo aver toccato altri paesi europei, arriva in Gran Bretagna. Lokdown è cugino di Isolamento. L’aveva avvertito di stare allerta, di stare pronto. Il Male non aveva intenzione di fermarsi all’Italia, ma voleva divorare il divorabile. “Preparati” aveva detto Isolamento a suo cugino: “Tra poco dovrai lavorare moltissimo”. E così, anche in Gran Bretagna lockdown inizia a darsi da fare. Non c’è da scherzare, bisogna chiarire il difficile, rappresentare l’ipotetico.
Mica roba da poco. Provateci voi a spiegare l’inspiegabile.
Isolamento è anche un ospite di tutto rispetto. Ha nel suo DNA tutta l’accoglienza tipica del Paese che ama, l’accoglienza italiana, famosa in tutto il mondo. Quel maledetto 23 marzo, dopo un mese che Isolamento lavora ininterrottamente salvo qualche rara eccezione dovuta all’aiuto di Confino, ospita con galanteria suo cugino per spiegare quel che sta accadendo nel suo Paese. C’è bisogno di chiarezza, di spiegare il difficile, rendere semplice il complesso. Isolamento lo sa, lo sa benissimo. È felice di dare ospitalità così da permettere a suo cugino di essere il più preciso possibile. Non si lamenta del fatto che, nell’arco di una giornata, si prenda tutte le prime pagine dei giornali, le aperture dei telegiornali, le notizie alla radio e i post sui social network. No, è umile, sapiente, coscienzioso. Sa che non gli succederà nulla perché, nonostante le disavventure degli amici uccisi nel corso del tempo si affaccino sempre più con chiarezza e dolore, vive nella convinzione di non essere buono per tutte le stagioni: serve quando serve, mai in circostanze differenti. Senza equivoci. Nessun fraintendimento, nessun malinteso. Altrimenti, amici come prima.
Mica roba da poco. Provateci voi a sapere che gli amici vi stanno pugnalando alle spalle e restare sereni e sapienti di fronte alle circostanze.
Vigliacchi senz’anima né cultura l’hanno ammazzato senza nemmeno guardarlo in faccia. Incapaci di sostenere il dolore per la disfatta di sé stessi hanno ripudiato l’ennesimo amico per il proprio ego smisurato di conoscitori del niente. Arroganti ammorbati da specchi di invidia, arrendevoli per cupidigia, incapaci di amare la propria storia, cultura, arte. La propria lingua. Sono trascorsi 15 giorni da quel 23 marzo in cui Boris Johnson, il Primo ministro britannico, ha dichiarato alla nazione il lockdown, l’isolamento, la serrata, il confino, la chiusura, come in Italia per contenere il Coronavirus. In 15 giorni abbiamo assistito all’ennesimo omicidio di una parola italiana per far posto alla sintetica, senz’anima né espressività, parola anglofona. Quest’ennesima morte ha nomi e cognomi. I nomi e i cognomi dei titolisti, degli articolisti, dei radiocronisti, dei conduttori televisivi, di tutte quelle persone che, per l’ennesima volta, hanno tradito la propria lingua per compiacere sé stessi. Vergognatevi. Per tutta la vita.
In copertina, foto di Pexels